Museo Botanico Aurelia Josz
Municipio 9
via Rodolfo Margaria, 1 (lato sud Ospedale Maggiore Niguarda)
Come arrivare: M3 Dergano | M5 Ca' Granda | Tram 4, 5 | Bus 51, 83 | Bike-MI: piazza Nizza e Ospedale Maggiore Niguarda
Parcheggio: su strada via Zubiani | via Margaria
Info e contatti:
- tel. 02 884.44979 - attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 14:00
- e-mail: museo.botanico@comune.milano.it
Il Museo Botanico Aurelia Josz è un progetto del Comune di Milano che ebbe inizio nel 2014 e fu inaugurato e dedicato ad Aurelia Josz nel 2015. Occupa un’area di 24.000 mq.
È un osservatorio, un laboratorio in evoluzione che produce cultura e stimoli, dedicato alla scoperta della vita vegetale, all’educazione naturalistica e al rispetto del verde pubblico. Ne sono protagonisti gli ecosistemi spontanei della Pianura Padana, la loro biodiversità, la loro interazione con l’ambiente urbano, oltre all’agricoltura, mondiale e lombarda, alla sua storia che parla delle relazioni fra umani, mondo vegetale e territorio.
Il Museo Botanico Aurelia Josz fa capo all’Area Verde, Agricoltura e Arredo Urbano del Comune di Milano, che ha sede nella attigua Villa Lonati. L’Area si occupa della progettazione, della realizzazione del verde cittadino e della sua gestione e manutenzione.
Il progetto “Il verde di Milano è prezioso: conosciamolo al MuBAJ” sul verde di Milano e sul rispetto per l’ambiente, nato dalla collaborazione di MuBAJ Museo Botanico Aurelia Josz e la Civica Scuola di Cinema L. Visconti, poggia su tre concetti fondamentali:
- il verde è un preziosissimo amico che si prende cura di noi. Ricambiare significa innescare un processo virtuoso che ci restituisce benessere, soprattutto in città.
- il rispetto per l’ambiente e, in particolare, per il mondo vegetale, è generato dalla conoscenza (osservazione, ascolto, informazione). Può/deve essere declinato in senso civico, prendendoci cura, correttamente, di ciò che ci sta intorno.
- il Museo Botanico Aurelia Josz è uno spazio del Comune di Milano dove cura e ricerca della conoscenza sono esplicitati in azioni concrete. Con serietà e leggerezza vi si approfondiscono molti temi fra cui la natura in città, la biodiversità spontanea urbana, la storia dell’Agricoltura.
Gli studenti del Corso Social Videomaker, con i docenti, hanno prodotto due serie di quattro filmati.
La serie Milano in una casa di ringhiera propone interpretazioni del verde, del rispetto per l’ambiente, delle relazioni interpersonali vissute da una piccola comunità, che vive nella storica casa di ringhiera milanese e che rappresenta la città stessa, Milano.
- Il fascino discreto delle erbacce.
Le vediamo nei prati, sui marciapiedi, nelle crepe dei muri, crescono spontaneamente nei nostri vasi, spesso le chiamiamo “erbacce” perché sfuggono al nostro controllo. Sembrano insignificanti ma molte di loro ci hanno nutrito nei periodi di guerra o di estrema povertà, ci hanno curato. Sono biodiversità. Contribuiscono alla vita nella nostra città. Le possiamo conoscere al MuBAJ - guarda il video » - Il mozzicone della discordia.
Il filmato parla del rispetto per la cosa pubblica. Il filtro della sigaretta ha una biodegradabilità molto lenta. Gli atti vandalici costringono l’Amministrazione a impiegare molte energie per sanarne gli effetti e mantenere decorosi ed efficienti gli spazi verdi pubblici - guarda il video » - Galeotto fu il fiore.
Prenderci cura del verde può generare benessere e amore. Anche in città. Soprattutto al MuBAJ - guarda il video - L’orto sul cortile.
Coltivare in ambiente urbano. Cosa e come coltivare sui balconi o nei giardini, come contribuire a rendere più bella e vivibile la città e coltivare una comunità - guarda il video »
La serie Visioni verdi utilizza il linguaggio cinematografico e si ispira a quattro generi per sensibilizzare lo spettatore sull’importanza delle piante e della natura nella vita di ognuno di noi e per il nostro futuro e su quanto sia utile il lavoro di chi osserva la natura e lavora insieme a lei, come si fa al MuBAJ.
- Prenditi cura del tuo futuro.
Possiamo farlo mettendo a dimora una pianta e permettendo che viva, perché è una potente e straordinaria creatura che ti ci restituirà un ambiente sano, vivibile, piacevole. - Innamorati con un fiore.
Quante volte diciamo parole d’amore con un fiore, una pianta? Inconsciamente quindi sappiamo quanto siano importanti ... Anche in città. Soprattutto al MuBAJ. - Le piante finte fanno paura.
Le piante sono esseri viventi. Concentriamoci sul mondo vegetale e sulla sua presenza nella nostra città. Impariamo a conoscere le piante e considerarle per quello che sono: esseri viventi, indispensabili per la nostra stessa esistenza. - La natura porta alla verità.
La natura siamo noi, come gli animali e le piante che vivono con noi sul pianeta, esserne coscienti equivale a conoscere una semplice ed essenziale verità.
I podcast per scoprire il Verde a Milano, sono realizzati in forma di dialoghi tra botanici, tecnici del verde, studiosi e scrittori. Nati da una collaborazione tra la Sezione di Botanica del Museo di Storia Naturale di Milano, il Museo Botanico Aurelia Josz e i Parchi delle Cave e del Ticinello, i podcast vi raccontano il lato green della metropoli: vi fanno incontrare alberi straordinari attraverso interviste possibili, vi guidano sulle tracce di specie che popolano la città o che fioriscono solo sulle mura del Castello Sforzesco, fino alla riscoperta della straordinaria ricchezza dei Parchi di Milano, veri e propri forzieri di biodiversità.
Per le aperture proponiamo laboratori, incontri, musica, visite guidate, giochi a tema e tante altre iniziative.
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L'Accademia delle Belle arti di brera al Mubaj
Usate questa mappa per esplorare i nostri spazi e le opere degli artisti dell’Accademia di Belle arti di Brera.
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Figlia di Ludovico Josz, triestino di origini ungheresi, e di Emilia Finzi, di colta famiglia ebraica, nasce a Firenze nel 1869. Si diploma in lettere italiane a Firenze, città cosmopolita che la influenza e contribuisce a formarne la mentalità progressista, promotrice della cultura e dell’emancipazione femminile. Dotata di una particolare e moderna visione dell’agricoltura, a ventun anni si trasferisce a Milano per insegnare. Nel 1902 fonda la prima scuola pratica femminile di agricoltura italiana nell’Orfanotrofio della Stella a Milano, per formare alla professione giovani donne in condizioni disagiate che, nel 1904, trasferisce a Niguarda.
Nel 1931 la scuola, inizialmente sostenuta dal regime fascista in quanto compatibile con il suo progetto di formazione per le masse rurali, viene chiusa. Aurelia Josz rifiuta il giuramento al fascismo e per lei inizia un periodo di progressivo isolamento, durante il quale scrive due saggi. Nonostante l’approvazione delle leggi razziali nel 1938, non espatria.
Viene deportata ad Auschwitz – Birkenau, dove muore nel 1944.
Vi proponiamo una serie di 5 filmati creati a più mani, in collaborazione fra la Sezione Didattica Scuola e Ambiente, Il Patto di Milano per la Lettura e il Museo Botanico Aurelia Josz, in occasione di MuseoCity 2021 dedicati ad Aurelia Josz. In questi 5 filmati Aurelia si narra in prima persona, parla dell’origine dei suoi progetti, dei suoi ideali, delle delusioni, della sua umanità, dal suo arrivo a Milano fino alla deportazione.
- La signorina guarda il video
- Niguarda guarda il video
- Occhi terribili guarda il video
- Il commiato guarda il video
- Il diavolo non è così brutto come lo si dipinge guarda il video
Calendario aperture al pubblico 2024
Per le aperture proponiamo laboratori, incontri, musica, visite guidate, giochi a tema e tante altre iniziative.
Le prossime aperture
- 14 dicembre 15:00 – 18:00 scarica il volantino
Corso di giardinaggio responsabile 2024
«DAL DAVANZALE ALLA CITTÀ» 15:00 – 17:00
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- 20 novembre, Varietà storiche degli alberi da frutto
- 18 dicembre, Introduzione all’acquerello botanico
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COME ARRIVARE tram 4 e 5, autobus 51 e 83,
MM3 Dergano, Maciachini. Bike-MI: p.za Nizza e Ospedale Maggiore Niguarda.
Parcheggio su strada: via Zubiani, via Margaria
DOVE SIAMO Via Rodolfo Margaria, 1 - 20161 Milano
(lato sud Ospedale Maggiore Niguarda)
Il nucleo originario di Villa Lonati risale al ‘400, ha pianta “a corte” tipica dei cascinali, arricchito, nei secoli successivi, di vari corpi di fabbrica. Nel ‘600 Gerolamo Lonati, nobile lombardo, acquista la villa e i terreni da destinare a luogo di villeggiatura e di produzione agricola, come è per molte altre residenze di campagna della zona. I possedimenti intorno alla villa comprendono un giardino e vaste aree agricole presumibilmente destinate alla coltivazione di ortaggi e gelsi, tipiche della zona.
Nel 1782 viene istituito il comune dei Corpi Santi, che interessa il vasto territorio che circonda Milano e comprende cascine, borghi e terreni agricoli. La villa con i suoi possedimenti vi rientrano fino al 1873 quando i Corpi Santi vengono assorbiti dalla città.
L’incuria, l’abbandono ed i bombardamenti della seconda guerra mondiale ne riducono la volumetria. Nel 1967 viene completato il primo importante intervento di recupero e restauro, nel 2002 il secondo.
La tradizione popolare tramanda che nella villa risieda il fantasma di una dama, che si manifesta quando la luna appare al primo quarto, come è rappresentata nello stemma famigliare dei Lonati.
Il Museo Botanico Aurelia Josz trova sede nell’area di 24.000 mq. attigua alla villa, separata da via R. Margaria, che fu destinata a vivaio comunale e successivamente a deposito. Accoglie molte aree tematiche, descritte nell’apposita sezione “Gli spazi”, e l’edificio polifunzionale di 300 m2, in grado di compensare il proprio fabbisogno energetico grazie all’impianto fotovoltaico e a quello a pompa di calore. È rivestito di piante sarmentose e rampicanti, tra le quali clematidi, rosa, ortensia, luppolo, caprifoglio, vite canadese e falso gelsomino, che ne dissimulano l’impatto e ne aumentano l’isolamento. E’ destinato all’accoglienza e alle attività che necessitino di uno spazio coperto.
Il Frutteto dei Patriarchi:
si estende su di un’area di 900 mq. Messo a dimora nel settembre 2014 raccoglie 27 varietà arboree che sono patrimonio dell’agricoltura lombarda e della sua storia. Col termine “patriarchi” abbiamo identificato piante secolari del territorio che va dalle Prealpi, alla pianura e all’Oltrepò; alcune di loro arrivano a 200 anni di età. Il Frutteto dei Patriarchi nasce come progetto di conservazione e divulgazione in merito a queste varietà fruttifere autoctone per la valorizzazione della biodiversità rurale e la conservazione del germoplasma (materiale ereditario trasmesso che permette di preservare le informazioni genetiche e di specie). I patriarchi hanno poi una valenza agronomica, poiché hanno dimostrato di essere molto resistenti: sono piante rustiche, cioè in grado di difendersi da attacchi di funghi, insetti, etc. e necessitano di trattamenti solo in rari casi. Hanno frutti dalle caratteristiche organolettiche molto particolari con notevoli proprietà nutrizionali, per questo motivo le varietà di questo tipo sono oggetto di studi, con lo scopo di creare nuove piante che coniughino l’alta produttività con le loro caratteristiche. Si tratta di varietà difficilmente reperibili poiché escluse dalla produzione intensiva. Il frutteto accoglie diverse varietà di meli, peri, ciliegi, gelsi, ulivi, pruni, due fichi e un caprifico, un pesco, un amareno, un susino, un loto. Dal 2019 il frutteto accoglie anche alcuni vitigni dell’Oltrepò Pavese.
Il Labirinto dei Cerali e dei mais:
è ampio 1970 mq. e racconta di migrazioni di semi e piante, di storia dell’agricoltura, dell’alimentazione, dell’evoluzione conseguente alla selezione operata dall’uomo, della genetica e delle sue applicazioni. È una raccolta vivente di varietà originarie e rare, accostate ad alcune delle varietà più diffuse nell’agricoltura intensiva. Vi si trovano il mais teosinte, le graminacee più primitive del genere Triticum sp. e quelle che ne discendono: il grano duro e le sue cultivar come il ‘Senatore Cappelli’, il grano tenero, i farri, il monococco.
Il Saliceto:
A marzo 2018 sono state messe a dimora 50 piantine forestali di salice di diverse varietà (salice comune o bianco, salice da ceste, salice ripaiolo, salice rosso, salicone, salice stipolato) con lo scopo di rinforzare la barriera anti inquinamento e di utilizzare, in futuro, i rami per costruire manufatti da reimpiegare al MuBAJ.
Il Percorso di Acqua e di Terra:
è un’area solcata da un circuito di canali con punti di osservazione che scendono al di sotto del livello del terreno e dell’acqua, è un luogo di esplorazione degli ecosistemi autoctoni acquatici e spondali. Lo popolano canne, iris, cardo, menta, equiseto, corniolo e molte altre specie.
L’area Compost:
per la trasformazione del materiale vegetale di scarto in fertilizzazione.
Orto Sinergico e Food Forest:
L’agricoltura sinergica è il metodo di coltivazione elaborato dall’agricoltura Emilia Hazelip, che adattò al clima mediterraneo l’Agricoltura Naturale (Masanobu Fukuoka) e la Permacultura. L’orto sinergico rispetta le quattro regole dell’agricoltura sinergica: lavorazione contenuta, nessun fertilizzante, diserbo manuale e nessun pesticida.
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Aggiornato il: 10/12/2024