Speciale Boschi Di Stefano - Ardengo Soffici

Speciale Boschi Di Stefano - Ardengo Soffici

Ardengo Soffici nasce a Rignano sull’Arno, piccolo paese vicino Firenze, nel 1879: la sua è una famiglia di contadini agiati (madre proprietaria di una filanda di seta e padre fattore). Nel 1893 i genitori decidono di trasferirsi a Firenze, dove il padre commercia vino all’ingrosso; due anni dopo purtroppo l’azienda paterna fallisce e la famiglia è costretta a trasferirsi a Prato chiedendo ospitalità a un familiare. Nel 1897 a seguito di una malattia del padre, Ardengo (figlio unico) e i suoi genitori tornano a Firenze; qui il nostro artista trova lavoro prima presso un orefice e poi nello studio di un avvocato.  
È in questo periodo che si avvicina fortemente al mondo dell’arte, frequentando assiduamente le mostre e appassionandosi all’arte moderna e alla letteratura francese. Ammira particolarmente le opere di Giovanni Segantini e di Jean-François Millet, finché non decide di iscriversi all'Accademia di Belle Arti. Nel 1899 frequenta anche la Scuola Libera del Nudo, dove ha come insegnanti Telemaco Signorini e Giovanni Fattori.  
Un anno dopo, con un piccolo gruppo di compagni della Scuola, decide di partire alla volta di Parigi per ammirare l’Esposizione Universale. Il viaggio, ben presto, si trasforma in un’esperienza che dura sette anni. 
Durante il soggiorno parigino collabora con riviste satiriche francesi; nella redazione della rivista “La Plume” conosce Charles Guerin che lo fa avvicinare all’arte di Henri Rousseau. Frequenta i musei più importanti dell’epoca come il Louvre e il Museé du Luxembourg, dove ammira le opere degli impressionisti come Manet, Monet, Degas e importanti altri artisti come Cézanne, Sisley e Redon. Nel 1902 aderisce alla Societé des Independants e al rispettivo Salon espone ben sette opere che risentono del primitivismo e del simbolismo.  
È in quegli anni che inizia anche la sua attività di critico pubblicando testi in francese principalmente su artisti italiani.  


Nel 1907, quando lascia Parigi e si trasferisce definitivamente a Poggio a Caiano, porta notevoli novità nell’ambiente artistico fiorentino, all’epoca ancora provinciale.  


Quest’opera, firmata in basso sulla destra con il cognome dell'artista “SOFFICI”, è stata acquistata nel 1933 presso la Galleria Pesaro, all’asta della collezione Fiano, da Francesco Di Stefano, padre di Marieda Di Stefano.  Un gruppo di opere presenti nella Casa Museo, difatti, proviene dalla raccolta del padre di Marieda, particolarmente interessato alla figurazione novecentista, in linea con il gusto borghese del tempo. 


L’opera dovrebbe risalire al 1908 quando l’artista, rientrato da Parigi, si trasferisce definitivamente a Poggio a Caiano, luogo che tornava a visitare ogni estate durante i sette anni vissuti in Francia. È un’opera che risente dell’influenza di Paul Cézanne, di cui Soffici aveva potuto studiare le opere alla mostra monografica postuma realizzata al Salon d’Automne nel 1907, un anno dopo la morte di Cézanne. 
Da quest'ultimo, Soffici ha ripreso la tavolozza, colori appartenenti alla terra come l’ocra, il marrone, il verde in tutte le sfumature che può assumere all’interno della natura, gli alberi spogli ma che prendono il sopravvento nella descrizione della veduta. Il tema del paese con i suoi prati, la vegetazione, i caseggiati descritti di sbieco e l’assenza dell’essere umano sono tutti soggetti particolarmente cari a Cézanne, che è tra i più grandi maestri della pittura francese, capace di superare e innovare l’Impressionismo con il suo personalissimo stile. 
Da notare anche come il cielo plumbeo, quasi settembrino, si stagli contro il piccolo paese, come se rivelasse un gusto leggermente malinconico, ancora legato all’idea del sublime.

 

Testo a cura di Francesca Leo.