Speciale Boschi Di Stefano - Renato Paresce

Speciale Boschi Di Stefano - Renato Paresce

Nel salotto di casa Boschi Di Stefano, al secondo della bellissima palazzina in Via Jan 1, disegnata da Piero Portaluppi, sopra “La scuola dei gladiatori” di Giorgio de Chirico e a sinistra della “Algerie prehistorique” di Alberto Savinio, campeggia un trio di dipinti di Renato Paresce: “Statua e Scala” del 1929, “Casa dell’ondina” e “Il porto” del 1932. Una storia lega i tre quadri: provengono tutti da acquisti che Antonio e Marieda Boschi fanno presso Il Milione, la famosa galleria milanese di via Brera 21.

Tutti e tre i dipinti vengono esposti nella grande mostra personale che la galleria dedica a Paresce nel 1933. Questa omaggia l’opera di grande successo di un italiano che, dopo essere riconosciuto dalla critica a Parigi e a Londra, finalmente riceve le opportune lodi anche in patria. La mostra è curata dal critico d’arte parigino Waldemar George e indaga i tre anni di produzione dell’artista dal 1929 al 1932.

Nelle sale della galleria viene esposto il nuovo stile della ricerca artistica di Paresce che, alla fine degli anni Venti, abbandona progressivamente la tensione plastica cubista, lo stile che caratterizza le opere del suo periodo creativo precedente. L’undicesimo numero della rivista “Il Milone”, che della galleria è il bollettino, documenta con precisione l’evento, tramite la lista dei dipinti, l’apparato critico di Waldemar George e una lettera di presentazione scritta dal pittore. Nella copertina della pubblicazione compare la riproduzione del dipinto Statua e scala: si tratta di uno dei tre dipinti appesi in Casa Boschi e il suo acquisto avviene in seguito alla mostra del 1933. L’acquisto di Casa dell’ondina e de Il porto si conclude invece nel 1941. Tutti e tre i dipinti fanno parte della prima donazione che i coniugi Boschi lasciano alle collezioni civiche milanesi nel 1974.

La sala in cui sono affissi in Casa Museo è quella dedicata al Groupe des Italiens de Paris, composto da Paresce, Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Mario Tozzi, Massimo Campigli e Filippo de Pisis. René Paresce ne prende parte nel 1927, di ritorno da una lunga permanenza a Londra. La sua pittura, con l’adesione al gruppo, si fa più spessa e gessosa, riprendendo l’arte muraria di Sironi e Campigli tipica di questi anni. Nel descriverla, Waldemar George, nella presentazione al pittore del 1933, parla di “una pittura simile a quella di un affresco”.

Intorno agli anni Trenta, Paresce stesso prepara le sue tele con uno strato sottile di gessatura. L’atmosfera all’interno dei dipinti di questi anni è irreale e sognante, si tratta di realtà metafisiche cariche di strutture architettoniche monumentali. I modelli di queste si collegano alle arti decorative, rimandando in modo diretto a un’idea di arte totale presente nelle grandi esposizioni europee di quegli anni, in cui contenuto e contenitore sono dipendenti l’uno dall’altro.

Durante questi anni, quando le immagini di marine e porti tornano a essere apprezzati in pittura, i dipinti di Paresce si animano di barche, di porti e di tende svolazzanti, mosse da quella che può sembrare una brezza marina. 

Ma chi è Renato Paresce? La vita di René Paresce si racchiude in 47 anni. Il pittore nasce a Carouge, in Svizzera, il 5 gennaio 1886 da Francesco, uomo di lettere socialista di famiglia palermitana, e da Lidia Ignatieff, russa appartenente a una famiglia di mercanti. Trascorre l’infanzia con i suoi tre fratelli: Giorgio, suo gemello, Gabriele e Natalia. La loro è un’infanzia piena di stimoli: viaggiano moltissimo per tutta l’Europa, mantenendo la Russia e l’Italia come i due poli catalizzatori della loro identità. Firenze diventa poi il luogo di residenza. Nel 1898, Francesco Paresce fonda e dirige la Rivista moderna di cultura. Nelle uscite della rivista vengono editi saggi di taglio molto eclettico, dalla letteratura russa di Tolstoj, alla filosofia o testi d’arte come “Pizzarro e l’Antropologia culturale”, scritto da Portigliotti, che esce nell’ottobre 1900, nella decima uscita della rivista. L’istruzione di René Paresce è varia e completa sia dal punto di vista umanistico che scientifico. Alle inclinazioni paterne si aggiunge infatti la sua predisposizione personale per le scienze. Nel 1911, in seguito al diploma presso l’Istituto tecnico industriale Leonardo da Vinci di Firenze, si laurea in Fisica all’università di Palermo. Dopo la laurea, di ritorno a Firenze, ricopre il ruolo di supplente di scienze naturali nel collegio barnabita alle Querce. In questo periodo inizia a frequentare il salotto dei collezionisti Charles Loeser ed Egisto Paolo Fabbri Jr., affinando il suo gusto e godendo degli innumerevoli Cézanne presenti nelle loro collezioni. Sin da ragazzo, la sua passione per la pittura gli permette di frequentare lo studio di vari pittori, primo fra tutti quello di Baccio Maria Bacci, coetaneo e amico fidato. Si avvicina poi all’arte impressionista in occasione della mostra curata da Ardengo Soffici a Firenze nel 1910.

Nel 1912, si trasferisce a Parigi e per la prima volta può avvicinarsi al crogiolo dell’arte moderna europea, tra impressionismi e cubismi presenti nei vari Salon della Ville, tra i musei d’arte come il Jeu de Paume e il Musèe du Luxembourg. Sempre nel 1912, sposa Ella Klatchko, la pianista russa molto vicina a Trockij e a Diego Rivera. Nel 1916, si trasferisce a Londra, insieme a un gruppo di fuoriusciti russi, quando dopo lo scoppio della guerra decide di non arruolarsi e rimane in Inghilterra fino al 1927. Da quel momento fino al 1934 risiede a Parigi, poi è la volta dell’America, di cui racconta nel libro “L’altra America” pubblicato per Edizioni Quadrante. Si spegne nel 1937 a Parigi. 

Testo a cura di Lodovica Cesaretti