Anfora con avventura marina (Odissea?) - Museo Archeologico di Milano
Anfora con avventura marina (Odissea?)
L’anfora appartiene alla ceramica etrusca detta “white-on-red”, ossia letteralmente “bianco su rosso”; il nome si riferisce al tipo di decorazione sovraddipinta in bianco su uno strato di ingobbio (argilla fine, particolarmente depurata) di colore rosso. I vasi del tipo “white-on-red” furono prodotti per lo più a Cerveteri, a partire dal principio del VII secolo a.C. fino ai primi anni del secolo successivo.
Sul collo sono raffigurati motivi a zig-zag e due cerbiatti in corsa verso destra, sulla spalla pesci nuotanti e sul fondo dell’anfora una fila di aironi capovolti. Ma di particolare rilievo è l’alto fregio centrale che cinge il corpo dell’anfora: dopo un pesce che allude esplicitamente all’ambiente marino, è dipinta una nave in movimento verso destra, con poppa revoluta, prua a sperone, remo per governare l’imbarcazione e larga vela. Sulla destra si erge sulla coda una sirena di prospetto con ampie ali spiegate, corpo pennuto e zampe artigliate; ha braccia umane, capelli che ricadono in trecce e una barba appuntita. Chiudono il fregio un leone e un cavallo alato. La particolarissima sirena dal corpo pennuto, con braccia umane e barba di tipo hathorico è improntata a modelli nord-siriani.
La contiguità nel fregio fra nave in movimento e sirena evoca i versi del XII libro dell’Odissea, con gli ammonimenti di Circe e il passaggio della nave di Odisseo davanti all’isola delle sirene:
“Alle sirene prima verrai, che gli uomini / stregano tutti, chi le avvicina. / Chi ignaro approda e ascolta la voce / delle sirene, mai più la sposa e i piccoli figli, / tornato a casa, festosi l’attorniano / ma le sirene col canto armonioso lo stregano, / sedute sul prato: pullula in giro la riva di scheletri / umani marcenti; sull’ossa le carni si disfano.” (Odissea, XII, vv. 39-46).
Secondo la tradizione le sirene sono localizzate nel Tirreno, o nelle isolette rocciose tra Sorrento e Capri, dette in antico Seirenoussai, o nell’area dello stretto di Messina. La preferenza accordata dagli artigiani e dalle aristocrazie etrusche alle vicissitudini di Odisseo, specie a quelle di inquadramento tirrenico (accecamento di Polifemo, incontro con Scilla), è da intendersi quale trasposizione mitica delle concrete peripezie dei primi audaci navigatori: gli incidenti di viaggio, gli episodi di pirateria, le pericolose esperienze sui mari.
Il vaso è attribuito al Pittore della Sirena-Assurattasche, 630 a.C. circa
L’anfora appartiene al corredo della tomba B 17, della necropoli della Banditaccia a Cerveteri (Roma).
Esposto nella Sezione Etrusca.
Bibliografia: Il mondo degli Etruschi. Guida alla sezione etrusca, Milano 2011; G. Paolucci, A. Provenzali (a cura di), Il viaggio della Chimera. Gli Etruschi a Milano tra archeologia e collezionismo, Milano 2018.