Maschere teatrali

Maschere teatrali

Le maschere esposte in museo documentano l’importanza del teatro in Grecia e in Magna Grecia, ma anche il suo apprezzamento tra i collezionisti dell’800 e del ‘900. Tracciando la storia moderna delle tre maschere, sappiamo che furono acquistate da Giulio Sambon appassionato dell’antico e mercante d’arte che alla fine dell’Ottocento creò per sé un’importante raccolta di oggetti scelti in gran parte per il soggetto teatrale che li caratterizzava. La collezione Sambon fu acquistata grazie allo sforzo economico dei milanesi nel 1911 ed entrò a far parte del Museo Teatrale alla Scala; sono quindi esposte al Museo Archeologico dal 2008.

Poco conosciamo invece della loro storia antica: imitazione delle reali maschere indossate dagli attori (in legno o in cuoio), furono probabilmente realizzate nel IV-III secolo a.C. per essere deposte nel corredo di una tomba, come è ben documentato a Lipari. Erano espressione del culto dedicato a Dioniso, dio del teatro, che garantiva ai suoi adepti salvezza e beatitudine nell’aldilà.

La maschera indossata nelle performance teatrali tragiche e comiche, aveva una funzione pratica: permetteva agli attori di recitare più ruoli anche femminili e, attraverso caratteristiche fisse ben riconoscibili, era facile da parte del pubblico individuare il personaggio interpretato. Nel II d.C. Polluce nel suo Onomastikon offre un elenco preciso dei tipi rappresentati dalle maschere. Nel caso degli esemplari del museo riconosciamo: il vecchio guercio calvo, con una protuberanza sulla fronte, i sopraccigli sollevati, il naso pronunciato e rivolto all'insù; un giovane dai tratti negroidi con grande naso carnoso e bocca aperta; e una giovane vergine con volto ovale, occhi grandi bocca carnosa semiaperta; i capelli sono divisi da una scriminatura centrale.

Inv. St. 1592,1593, 1595. Datate al III-IV secolo a.C. 

Esposte nella Sezione Greca

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