La torre poligonale e le mura - Museo Archeologico di Milano
La torre poligonale e le mura
All’interno del Museo Archeologico è visibile ancora oggi un tratto delle mura urbiche databili tra fine III e inizi IV secolo d.C. e la relativa torre poligonale, con ventiquattro lati conservata in alzato per 16,6 m. La costruzione delle mura e della torre sono legati al rinnovamento edilizio cui si assiste a partire dalla fine del III secolo d.C. per la presenza in città dell’imperatore Massimiano e della sua corte. Infatti la costruzione della residenza imperiale e del circo nel settore nord-occidentale modificò profondamente l’assetto della città, con il conseguente ampliamento dell’abitato ben oltre la cinta muraria repubblicana nel settore Est, che venne circondato di nuove mura.
La torre poligonale
Una delle torri poligonali che caratterizzava il circuito murario si è conservata perché inglobata nelle strutture del Monastero Maggiore e riutilizzata come cappella. Scarnita in antico per il recupero di materiale edilizio e in parte rifatta nel paramento laterizio nell’Ottocento, la torre poggia su fondazioni circolari in conglomerato di malta, ciottoli e frammenti laterizi. Analoghe fondazioni si ritrovano nell’annesso tratto di cinta conservatosi, anch’esso scarnito, nei sotterranei del Museo, nei resti di torre rinvenuta poco più a Nord, e nei tratti di mura riemersi in varie parti della città. Nell’alzato le mura presentano un nucleo in conglomerato rivestito da mattoni interi e spezzati e rivelano materiale di reimpiego, principalmente lapidi funerarie e frammenti architettonici.
All’interno della torre si conservano ancora parte degli affreschi di fine XIII-inizi XIV, raffiguranti una Crocefissione; Tre Santi in carcere e varie figure di santi; in un’altra nicchia è poi affrescato San Francesco che riceve le stigmate. In un riquadro, nel registro inferiore, compaiono due figure di monache, da identificare probabilmente come le committenti.
La torre poligonale ospita, al piano inferiore, anche l’installazione Il Dormiente donata al Comune di Milano dall’artista Mimmo Paladino.
È visitabile anche il secondo piano della torre, cui si accede dalla sezione altomedievale collocata al primo piano dell’edificio di via Nirone.
La cerchia muraria di età imperiale
Quando Milano divenne capitale dell'impero romano nel 286 d.C., scelta come sede dal tetrarca Massimiano, l'impianto urbanistico subì importanti modifiche. Se la prima cerchia muraria, realizzata tra l'età cesariana e l'età augustea, delimitava un'area di circa 70 ettari, con la trasformazione a capitale il perimetro urbano vide un importante ampliamento verso Est.
Delle mura massimianee (fine III – inizi IV sec. d.C.) sono riemersi vari tratti, grazie alle indagini archeologiche che si sono susseguite dalla fine dell’Ottocento. L’ampliamento delle mura a Est seguì il tracciato del fossato già esistente dal I secolo d.C., come hanno dimostrato scavi archeologici in via Croce Rossa, e inglobò il quartiere formatosi nell’area compresa tra la cinta tardorepubblicana e il fossato.
Nel settore occidentale della città il circo fu inserito in un complesso sistema di fortificazioni, anche se parte della curva ebbe probabilmente funzione difensiva e restò priva della cortina muraria; un muro interno, forse con camminamento di guardia, collegava una torre della cerchia urbana a una delle torri dei carceres del circo, mentre un'altra fortificazione congiungeva la sua curva con la Porta Ticinensis.
Le mura massimianee erano fornite di torri quadrangolari e poligonali, di pusterle e porte, aperte lungo l’ampliamento orientale della cerchia, in asse con le precedenti porte tardorepubblicane e in corrispondenza degli assi viari principali, quali l’attuale via Manzoni e l’odierno corso Vittorio Emanuele, alla fine del quale era una porta citata nel IX secolo come Porta Argentea (o Argenta). Nell’attuale piazza Fontana era una pusterla, nota nel Medioevo come pusterla di Santo Stefano, della quale era ancora visibile un basamento negli anni Venti del Novecento. Delle porte della cerchia più antica, la Ticinese fu forse rivestita con due Vittorie alate a bassorilievo, come fa supporre un frammento scultoreo rinvenuto nel 1937.
Il destino delle mura si dovette compiere lentamente. Molto danneggiate durante il conflitto tra Teodorico e Odoacre (489-493) e l’assedio del re goto Uraia (539), poco dopo la metà del VI secolo sarebbero state rinforzate dal generale bizantino Narsete. Sebbene la tradizione storiografica medievale ne celebri la bellezza e il numero delle torri, probabilmente la cinta subì importanti modifiche fin dall’VIII secolo, quando chiese e monasteri, come quello di Santa Maria d’Aurona o il Monastero Maggiore (oggi sede del Museo Archeologico), si addossarono alle mura, sfruttandone le strutture. Tale fenomeno è testimoniato dai nomi di alcune chiese non più esistenti, come San Michele ad murum ruptum (via delle Ore), Sant’Andrea ad murum ruptum (via Rastrelli), San Giovanni sul Muro. Con l’assedio di Federico Barbarossa nel 1162, l’antica cerchia subì danni irreparabili. Le fondazioni nei sotterranei del Civico Museo Archeologico sono rovesciate verso l’esterno, probabilmente a causa del profondo lavoro di scavo svolto dagli assedianti. Alcune vestigia sono sopravvissute addirittura fino al XVIII secolo.