I temi di Francesco Messina: la scultura di piccole dimensioni - Studio Museo Francesco Messina
I temi di Francesco Messina: la scultura di piccole dimensioni
La produzione di Messina si caratterizza, fin dagli esordi, per il riferimento alla tradizione classica, antica e rinascimentale. Questa predilezione convive con la ricerca di un linguaggio moderno, di volta in volta elaborato nella consapevolezza del proprio tempo e continuamente aggiornato.
Nel corso della sua lunga carriera di scultore, Francesco Messina si esercita e concentra su alcuni temi che indaga in profondità e approccia da diversi punti di vista.
Conosciamoli attraverso le sculture della collezione permanente dello Studio Museo.
La scultura di piccole dimensioni
Per tutta la sua carriera Francesco Messina realizza sculture di piccole dimensioni nei diversi materiali: dal bronzo alla terracotta, al gesso.
Queste opere in piccolo risentono certamente del riscatto e del rinnovato interesse verso del genere del bronzetto e della terracotta debitori della ricerca che, negli anni Trenta, è condotta da Arturo Martini, al quale Messina è molto legato. D’altra parte, la scelta di realizzare delle “sculturine” si lega anche a motivi commerciali perché, per esempio nella traduzione in bronzo, le dimensioni contenute contengono i costi della fusione e dei materiali.
Tra il 1928 e il 1932, Messina realizza due monumentali sculture di pugilatori per lo Stadio dei marmi a Roma che diventeranno celebri. In parallelo, lo scultore decide di declinare nelle piccole dimensioni lo stesso soggetto, molto in voga alla fine degli anni Venti e negli anni Trenta. Nel 1932 espone alla Biennale di Venezia e nel 1933 alla Galleria Milano una serie di piccoli pugili, di cui si conservano alcuni esemplari allo Studio Museo Francesco Messina.
Le fonti di questi bronzetti sono spesso illustri e antichi – per esempio, il Pugile delle Terme del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo è alla base di uno dei pugili del 1956, che rielabora una statuina in terracotta del 1931 – ma Messina evita un’eccessiva connotazione archeologica, inserendo dei dettagli contemporanei come i guantoni, i boxer o gli stivaletti.
Nel 1956 l’artista dedica una personale a questa tipologia: è la mostra Piccoli bronzi di Francesco Messina allestita presso la Galleria L’Annunciata di Milano, in cui sono esposte le sculture Alice, Narciso e Davide, dagli echi rinascimentali, ma anche i due bronzetti dorati raffiguranti Adamo ed Eva, caratterizzati da una modellazione rapida, di piccoli tocchi quasi espressionistici.
La stessa superficie increspata si riscontra anche su un altro bronzetto degli anni Cinquanta nella collezione dello Studio Museo, il Nuotatore che rielabora un soggetto affrontato per la prima volta nel 1932.
Messina, infatti, ritorna spesso e volentieri, anche a distanza di molti anni, sullo stesso soggetto, a volte conservando l’aspetto della scultura originale, altre volte inserendo variazioni compositive (come per le infinite versioni delle danzatrici) o di materia. Emblematica di questo modus operandi è la terracotta policroma di Adamo ed Eva, in cui la figura maschile rielabora la posa di uno dei piccoli pugili degli anni Trenta.