La collezione permanente

Casa della Memoria ospita una collezione permanente composta dalle opere degli artisti Fabrizio Dusi, Alberto Lagomaggiore e Diego Randazzo. La collezione è il frutto di lavori pensati per progetti espositivi temporanei che successivamente sono entrati nel panorama dello spazio, dando il via a un'esposizione permanente.

Nella collezione è possibile vedere le opere site-specific di Fabrizio Dusi, una serie di scritte al neon e in ceramica installate sulla facciata dell’edificio e negli spazi interni. Le opere raccontano, tramite la poesia visiva, messaggi di resistenza e speranza, come l’opera "Don’t Kill". Segue la serie fotografica "Tempo Sospeso" di Alberto Lagomaggiore, che racconta i luoghi della città vuota e silenziosa durante i drammatici giorni del lockdown, restituendo l’immobilità di una realtà sospesa. L’opera di Diego Randazzo, "Finestre della Memoria", è un progetto pensato per le finestre di Casa della Memoria e desidera portare alla memoria le storie che hanno coinvolto in prima persona i superstiti della strage di Gorla.

 

 

La collezione permanente

Le tre copie della scritta "Don't kill" si mostrano all'esterno illuminando alcune finestre, mentre le altre cinque sono esposte nello spazio pubblico del pianoterra e sono tratte brani di autori protagonisti del dramma della deportazione razziale da parte del regime nazista.

«Don't Kill, un messaggio chiaro, tragicamente attuale, che fa di Casa della Memoria con le sue scritte rosse un trasmettitore. Come se da tutti i documenti, le storie, le esperienze contenute in questo luogo della memoria e quindi della storia, una sola fosse oggi la frase capitale con cui fare sintesi: non uccidere. In un mondo sempre più dominato da poteri e dinamiche di profitto che riaprono ferite e contrasti che si credevano guariti e rimossi, non c'è altra dichiarazione di pace di questo comandamento chiaro, atavico, originario di ogni umano sentire e di ogni pietas

Maria Fratelli

Fabrizio Dusi è nato a Sondrio nel 1974, abita e lavora a Milano.
I suoi lavori sono presenti in alcune collezioni d'arte tra le quali il MIC di Faenza, la Fondazione Golinelli di Bologna, lo studio Negri Clementi e la Bocconi Art Gallery di Milano, il Perez Art Museum di Miami (USA), il Museo dei Lumi della Comunità ebraica di Casa Monferrato.

 


 

La collezione permanente

La serie fotografica Tempo Sospeso, di Alberto Lagomaggiore, racconta i luoghi della città vuota e silenziosa dei drammatici giorni del lockdown, restituiscono l’immobilità di una realtà esterna sospesa. E in questo vuoto, l’interiorità trova lo spazio rinchiuso per esprimersi. 

«Beh fino ad allora, febbraio, io ero fuori, stavo lavorando in Università Bicocca, quando la sera tornato a casa ... ho detto ero fuori perché la sera tornato a casa era la Casa di reclusione, sì perché io sono un detenuto in regime di semi-libertà, cioè la mattina esco dal Carcere per recarmi a lavoro, in questo caso come dicevo in Università, per poi rientrarvi la sera, ma quella sera al mio rientro ci viene fatta una comunicazione insolita, che all'indomani non sarei uscito per motivi legati ad una probabile emergenza sanitaria. Ritrovarsi tutti li era qualcosa che penso non si era mai vista prima, basti pensare che già in periodi di relativa calma le cose sono abbastanza complicate, figurarsi con tutti i lavoranti ammessi a misure alternative all'esterno. ... all'interno! Lo soazio vissuto e lo spazio percepito diminuiscono senza nessuna via di scampo. Tutta questa elaborazione di pensiero si scontra col fattore tempo, nemico numero uno in qualsiasi forma di attesa.»

Davide Mesfun

Alberto Lagomaggiore residente a Milano, ma nato nel 1964 a Genova e in questa città, dopo il diploma di Maturità Classica, laureatosi alla Facoltà di Architettura con una tesi su Urbanistica e Fotografia, Alberto Lagomaggiore alterna la sua attività di fotografo tra ricerca personale sul territorio, pubblicazioni di libri, ad oggi 35 volumi, in collaborazione con editori e riviste,  campagne fotografiche e incarichi da parte di enti pubblici e privati con l’ insegnamento della Fotografia nelle scuole secondarie statali come docente di ruolo di Linguaggio fotografico.

 

 

La collezione permanente

Il progetto site-specific Finestre della Memoria desidera dare una ‘rappresentazione’ delle memorie e delle storie che hanno coinvolto in prima persona i superstiti della strage di Gorla. I tragici momenti, prima, durante e dopo la strage prenderanno vita attraverso delle vetrofanie disposte sulle finestre dell’edificio.

La finestra, dispositivo implicitamente pregno di significati simbolici ed estetici, diventa portatrice di nuove istanze: un varco di luce per entrare dentro la storia.

Diego Randazzo è nato a Milano nel 1984 e vive tra Milano e Belluno. Il suo lavoro, articolato su diversi media, è concentrato su alcuni dei principali temi della cultura visuale: l’esperienza dell’immagine, con tutte le sue componenti emotive, evocative, antropologiche e sociali; i dispositivi del guardare, che diventano spesso, a loro volta oggetto/soggetto dell’opera; l’archeologia dei media, intesa come indagine sulle origini tecnologiche dello sguardo moderno e contemporaneo, lo sguardo della macchina, aggiornato sul le più recenti innovazioni; la dimensione del racconto; l’immersività o – al contrario – la straniazione prodotta dal rapporto con il medium. Sue opere son presenti in collezioni pubbliche e private.